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Lun. Dic 2nd, 2024

Ricerca che Muller ha commissionato alla piattaforma di consumer insight Toluna

Nell’anno della pandemia, che cosa hanno fatto gli italiani per stare bene? Al primo posto figura il passare del tempo con la famiglia, strategia praticata dal 49% del campione, a pari merito con guardare serie tv. Nelle posizioni di rincalzo figurano leggere (45%), navigare online (41%) e dedicarsi alla cucina (39%) oppure al perseguimento di uno stile di vita sano (28%). Emerge da una ricerca che Muller ha commissionato alla piattaforma di consumer insight Toluna mirata a esplorare le tematiche del benessere e del piacere, e la relazione intercorrente tra i due concetti nell’opinione degli italiani, nonché ad inquadrare il ruolo svolto dall’alimentazione in questo contesto.

In generale, emerge una crescente attenzione per le scelte ‘salutari’, vissute in modo positivo e valorizzante e non come restrizione e deprivazione. È possibile rilevare, inoltre, una maggiore volontà delle persone di essere attive e informate. La scelta su come orientare la propria alimentazione sembra essere uno dei punti di giunzione tra questi due sfere: difatti, si presta sempre più attenzione a cosa si mangia.

Da una parte, in quest’ultimo anno di forte stress legato all’emergenza sanitaria, è sicuramente cresciuto il ruolo consolatorio e di gratificazione del cibo. Il 31% del campione, infatti, afferma di preparare più di prima alimenti sani che diano anche soddisfazione palatale mentre li si consuma. D’altra parte, però, questo momento critico sembra aver spinto ulteriormente i consumatori verso un ruolo più attivo ed informato rispetto all’alimentazione. In particolare, il 30% dedica più attenzione alla lettura delle etichette e il 28% s’informa maggiormente sulle proprietà delle materie prime (antiossidanti, depurative, a basso contenuto calorico ecc.).

L’anno e mezzo di pandemia sembra aver lasciato alle persone tempo per riflettere sul proprio benessere, spingendole in parte a cambiare i propri criteri di scelta e abitudini ma, soprattutto, a dedicarsi maggiormente alla cura di sé. Riguardo questo ultimo aspetto, il 36% del campione ha dichiarato di essersi preso cura di sé maggiormente rispetto a prima della pandemia. Gestire la propria alimentazione è stata l’attività maggiormente svolta per il 44% degli intervistati per raggiungere tale obiettivo.

Il 66% degli italiani, inoltre, presta molta più attenzione a ciò che mangia (filiera, salubrità e genuinità degli ingredienti, benefici apportati) rispetto a cinque anni fa. Durante il processo di acquisto, la scelta ricade su prodotti freschi (63%), realizzati con ingredienti naturali (48%), che abbiano un valido rapporto qualità/prezzo (61%) siano tracciabili (50%) e abbiano un buon sapore (41%).

Sicuramente ciò che maggiormente è venuto a mancare agli italiani durante la pandemia è tutto ciò che attiene alla libertà di viaggiare, alla socialità, alla convivialità e la relazionalità. Per questo le attività che gli italiani desiderano compiere una volta che l’emergenza sanitaria sia definitivamente archiviata sono legate agli ambiti divenuti forzosamente deficitari. In particolare, il 70% ha un forte desiderio di evasione fisica, sia essa legata a una breve gita (24%) o una vacanza in Italia (36%) o all’estero (27%). Il 59% ha necessità di incontrare le persone per ridurre le distanze vissute in questo periodo e infine il 45% vorrebbe tornare a mangiare fuori casa come prima.
Gli italiani sono unanimi nel considerare il benessere un elemento importante nella vita delle persone. Tutt’altro che scontato, però, è che si giunga a una definizione condivisa del significato di benessere. Se, spontaneamente, per il 44% degli intervistati benessere significa stare bene fisicamente, per il 23% vuol dire stare bene mentalmente e per il 10% è sinonimo di stare bene economicamente e, ancora, per il 12% benessere si associa a un concetto emotivo, ovverosia la serenità.

Scendendo nel dettaglio, dalla ricerca Muller emerge che se per la quasi totalità delle persone il benessere è essenzialmente egoriferito, ben il 62% lo associa anche a contesti relazionali. A livello personale, infatti, gli italiani associano il benessere principalmente a una condizione di buon equilibrio psico-fisico (72%), seguita da una buona forma fisica (69%) e da uno stato di serenità mentale (65%). Tuttavia, circa 2 italiani su 3 (62%) associano la definizione di benessere al contesto sociale e relazionale in cui sono inseriti: per il 36% significa costruire relazioni affettive solide, per il 34% disporre di una sicurezza economica e per il 31% avere una vita sociale soddisfacente.

La composizione degli ingredienti del benessere varia in base all’età. Ad esempio, per la Generazione Y (1981-1996) la forma fisica è meno rilevante rispetto all’opinione dominante nella Generazione X (1965-1980) e presso i Baby Boomers (1946-1984). Questi ultimi sono i più inclini a far coincidere il benessere con la serenità e la solidità delle relazioni affettive, mentre la Generazione Z (nati dopo il 1997) è portata a dare particolare enfasi all’autostima. La generazione più giovane, inoltre, dà meno peso alla stabilità del lavoro rispetto a quelle precedenti, mentre ritiene strettamente associata al benessere la possibilità di riservare tempo a sé stessi. Da quest’ultimo punto di vista, il tempo massimo riconosciuto ogni giorno come dedicato ad attività che ‘fanno star bene’ e al prendersi cura del proprio benessere è indicato in tre ore dal 94% del campione, meno di due ore dal 67% e meno di 30 minuti dal 16%.
Parlando di benessere, il cibo entra in gioco con un ruolo fondamentale: il 60% degli italiani riconosce un ruolo importante all’alimentazione per la cura del proprio benessere. E chiedendo agli italiani di pensare al ‘cibo che fa stare bene’, emergono diverse associazioni interessanti. Per la stragrande maggioranza degli intervistati, il 93% del campione, il cibo che ‘fa stare bene’ contribuisce al benessere psico-fisico. Nel dettaglio, per il 55% il cibo contribuisce al nostro equilibrio, per il 46% al nutrimento, per il 44% all’energia e, per il 42%, alla leggerezza. Si rileva, pertanto, il ruolo basilare del cibo nella costruzione del benessere. Ma non è tutto, perché per il 69% del campione il ‘cibo che fa stare bene’ si associa anche a un’area più edonistica, di gratificazione sensoriale e di ricompensa, che ha a che fare con il gusto, il piacere (46%), la bontà (41%). Se ne deduce, perciò, che sicuramente cerchiamo cibi che ci facciano stare bene, ma in pochi sono disposti a rinunciare al gusto e alla gratificazione del palato.

D’altro canto, se è indubbio che la ricerca del piacere sia una componente importante nell’approccio al cibo, è anche vero che la relazione tra cibo e piacere non appare più fondata unicamente sul sapore. Il cibo è piacere ‘solo se è buono per il palato’, infatti, è la risposta scelta solo dal 22% del campione. Di contro, per il 32% – 1 italiano su 3 – il cibo è piacere solo se è buono e allo stesso tempo salutare e per il 12% addirittura è piacere solo se fa bene. Il benessere, inteso come lo star bene in armonia con sé stessi, è strettamente associato al piacere e viceversa. Ciò è comprovato dal fatto che, sebbene il piacere sia una dimensione complessa e ricca di sfaccettature, ‘svolgere delle attività dedicate al proprio benessere’ sia l’affermazione maggiormente condivisa (47%) quando si è cercato di attribuire una definizione al concetto di ‘piacere’. Le attività svolte per puro piacere personale per l’83% del campione sono legate all’evasione ‘fisica’, per il 76% connesse al cibo e all’evasione mentale, per il 74% ricondotte all’interazione con gli altri, per il 46% legate all’esercizio fisico e, infine, per il 42% associate al miglioramento personale.

Tuttavia, indipendentemente dalle singole opzioni, le attività svolte per puro piacere sono pratiche che allo stesso tempo sono utili al raggiungimento di un buon equilibrio psico-fisico, di uno stato di serenità mentale, di una buona forma fisica e al mantenimento di relazioni affettive solide, elementi visti come chiave nella costruzione del proprio benessere. Emerge, dunque, una relazione stretta e circolare tra benessere e piacere: occupandosi del proprio benessere si compiono anche azioni che generano piacere e le azioni che si svolgono per piacere contribuiscono anche alla cura del proprio benessere.

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